Canti

di Giacomo Leopardi

Genere: Poesia

Collana: I classici – poesia (ebook)

2015

Formato: PDF

Lingua: italiano

(Prima edizione: 1831)

€ 2,99

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Nei “Canti” è raccolta tutta la produzione poetica più significativa di Leopardi. Composti a partire dal 1816, i “Canti” leopardiani hanno visto tre edizioni. La prima, pubblicata a Firenze, risale al 1831. Una seconda edizione viene pubblicata a Napoli nel 1835 presso l’editore Saverio Starita. Segue, dopo la morte del poeta, una nuova edizione curata dall’amico Antonio Ranieri e pubblicata da Le Monnier a Firenze nel 1845. In essa vengono inserite le modifiche che lo stesso Leopardi volle appuntare sull’edizione del 1835, e due poesie (“Il tramonto della luna” e “La ginestra”) composte a Torre del Greco nel 1836. Su quest’ultima edizione si basano tutte le edizioni moderne. La raccolta dei “Canti” si apre con le canzoni d’argomento patriottico e filosofico, come “All’Italia” e “Bruto minore”. Segue una sezione in cui prevale il tema autobiografico e la forma espressiva dell’idillio; in essa compaiono anche “L’infinito” e “Alla luna”. Un’altra sezione è quella dei canti pisano-recanatesi o dei grandi idilli; vi ritroviamo “A Silvia”, “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato del villaggio” e altre liriche. Segue poi il ciclo di Aspasia, alcune poesie d’amore dedicate a Fanny Targioni Tozzetti, donna conosciuta da Leopardi a Firenze e della quale egli si innamorò perdutamente (Aspasia era il suo soprannome). Infine, dopo due canzoni funebri, la silloge si conclude con “Il tramonto della luna” e “La ginestra”.

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Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798 in un ambiente familiare rigido e austero. Il padre, il conte Monaldo, è il suo primo educatore a cui si affiancano diversi precettori ecclesiastici. Fin da piccolo si appassiona agli studi imparando da solo diverse lingue. Seguono anni che egli stesso definirà “di studio matto e disperatissimo”. Nel 1816 avviene la «conversione letteraria» e si dedica alla poesia, ma è anche colpito da una grave malattia che indebolirà per sempre il suo fisico. Il suo borgo natale e la sua casa paterna cominciano a diventare per il giovane Leopardi una prigione. Nel 1819, dopo un serio problema alla vista, progetta una fuga a Milano, ma viene scoperto dal padre. A questo periodo risalgono “L’infinito” e “Alla luna”. Nel 1822 gli viene concesso di recarsi a Roma, ma ritornerà a Recanati amaramente deluso da questa esperienza. Negli anni successivi soggiorna per alcuni periodi a Milano, Bologna, Firenze e Pisa dove, tra le altre cose, lavora alla redazione di alcune pubblicazioni per l’editore Stella di Milano. Fa rientro a Recanati dove compone alcune tra le sue liriche più importanti:  “Il sabato del villaggio”, “La quiete dopo la tempesta”, “Le ricordanze”, “Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Successivamente si lega all’esule napoletano Antonio Ranieri, seguendolo prima a Roma e poi a Napoli dove muore nel 1837.