di Dino Campana

Genere: Poesia
Collana: I classici – poesia (ebook)
2015
Formato: PDF
Lingua: italiano
(Prima edizione: 1914)
€ 2,99
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I “Canti orfici” costituiscono il capolavoro di Dino Campana, un testo che per l’intensità visionaria, per la lirica suggestione del suo linguaggio, ha segnato in maniera indelebile il mondo della poesia italiana del Novecento. Si tratta di una raccolta in cui la prosa si alterna ai versi, quasi alla maniera di Rimbaud e Baudelaire che erano stati i primi a creare in una stessa opera un rapporto così stretto tra i due codici linguistici. La genesi dei “Canti orfici” è singolare e travagliata quasi quanto la vita stessa del poeta. Dopo aver preso contatti con l’ambiente letterario fiorentino, nel 1913 Campana affida ad Ardengo Soffici il manoscritto dal titolo “Il più lungo giorno” nella speranza di poterne vedere la sua pubblicazione. Tuttavia, l’opera non viene presa in considerazione e il manoscritto viene perduto. Inutili risultano le continue e disperate richieste da parte del poeta di poter ottenere indietro il proprio manoscritto. Campana riscrive tutto a memoria, ma inserendo numerose modifiche e aggiunte, e nel 1914 pubblica a proprie spese i “Canti orfici”. Il titolo allude all’antico orfismo, un movimento mistico-religioso legato al mito di Orfeo. L’intera raccolta si articola intorno a dei temi fondamentali che ritornano quasi ossessivamente nella poesia di Campana: il viaggio (onirico e reale), la sosta, la donna, l’anelito verso una vita nuova. Spesso stigmatizzato e liquidato con superficialità per i suoi continui ricoveri in manicomio, da molti considerato l’unico poeta maledetto italiano, Campana è stato certamente un precursore degli ermetici, che a lui si ispirarono, ma anche dei poeti delle generazioni successive. La poesia, nella foschia spesso cupa di una vita errabonda e tormentata, è stata l’unica luce, l’unico faro, il solo riferimento certo al quale Campana si è affidato per il resto dei suoi giorni.
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Dino Campana

Dino Campana nasce a Marradi nel 1885 da un maestro elementare e una casalinga benestante. Trascorre un’infanzia apparentemente serena, ma all’età di quindici anni gli vengono diagnosticati i primi disturbi nervosi. Completa i suoi studi liceali a Carmagnola (vicino Torino) conseguendo la maturità nel 1903. Segue i corsi di chimica a Bologna, ma le crisi nervose, come pure i frequenti sbalzi di umore, si acutizzano ed egli ha difficoltà a trovare un ordine interiore. Al “male oscuro” che lo attanaglia segue un irrefrenabile bisogno di fuggire e di condurre una vita errabonda e randagia.Per la famiglia e per l’autorità pubblica si tratta di evidenti segni di pazzia. Pertanto, in conformità con il sistema psichiatrico del tempo, ad ogni sua fuga segue il ricovero coatto in manicomio. Viaggia in diversi paesi d’Europa e d’America svolgendo per sostentarsi i mestieri più disparati e spesso più umili. Nel 1913 entra in contatto con l’ambiente letterario fiorentino e ad Ardengo Soffici consegna il suo manoscritto dal titolo “Il più lungo giorno”. L’opera non viene presa in considerazione e il manoscritto viene smarrito (sarà ritrovato tra le carte di Soffici soltanto nel 1971). Dopo aver insistentemente richiesto indietro, senza alcun risultato, il proprio manoscritto, Campana è costretto a riscrivere tutto affidandosi alla sua memoria e ai suoi appunti. Lavorando assiduamente e con un grande sforzo mentale nel 1914 pubblica a proprie spese la sua opera più significativa: i “Canti orfici”. Tra il 1916 e il 1917 ha una storia d’amore intensa e tumultuosa con la scrittrice Sibilla Aleramo. Di tale relazione rimane un importante carteggio. Nel 1918, dopo l’ennesimo arresto per vagabondaggio, viene internato all’Ospedale psichiatrico “Castel Pulci”, presso Scandicci, dove muore nel 1932.